Costo sociali. Minori e riordino del gioco d’azzardo online

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03.04.2024

Con l’approvazione del Consiglio dei ministri dello schema di decreto legislativo “Disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza” dell’11 marzo u.s., il Governo interviene per razionalizzare e aggiornare il sistema dei giochi pubblici a distanza, aumentando il valore delle concessioni da assegnare, portandole così ai corretti livelli di mercato.

La normativa affronta, quindi, il solo gioco online, riconducendo il gioco d’azzardo ad una mera questione di cassa e non affronta, a nostro parere in maniera strutturale, un canale di gioco in forte espansione che ricordiamo, genera dipendenza comportamentale e patologica con gravi conseguenze sulla salute delle persone in particolare dei giovani e dei minorenni e compromette l’equilibrio economico e lavorativo dell’intera famiglia assoggettata, troppo spesso, alla spirale dell’usura.

Il 6% del PIL al gioco d’azzardo

I numeri parlano chiaro. Secondo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato: nel 2022 le famiglie italiane hanno speso circa 136 miliardi, pari al 6% del Pil; sono stati spesi circa 1.300 euro annui pro capite per “puntare” e cercare la fortuna sulle scommesse online. Lo Stato ha incassato 11, 2 miliardi di euro.

Tutto questo a fronte di un volume di affari del gioco online, che nel 2022, ha superato i 73 miliardi di euro, con la previsione di un’ulteriore crescita nel 2023 di circa 83,5 miliardi, rappresentando, quindi, una parte significativa e in costante crescita nell’ambito di tutto il gioco d’azzardo. Parliamo di numeri che riguardano il gioco legale, ma se allarghiamo il campo al gioco illegale, i cui dati ovviamente non esistono, dobbiamo aggiungere a questo fiume di denaro – secondo le stime del procuratore antimafia – 20 miliardi annui in più.

Un enorme giro d’affari che coinvolge, come detto, la drammatica dipendenza di una parte fragile della società, gli interessi della criminalità organizzata che opera sia sul mercato legale e illegale, con una vasta e variegata offerta di scommesse clandestine e lo Stato che deve regolarizzare un mercato in forte espansione anche a vantaggio delle proprie casse erariali.

Ma quanto ci costa?

Una questione complessa che deve farci riflettere: quanto costa, in termini di salute, allo Stato e alla collettività tutto questo?

Anche in tale ambito non abbiamo dati nazionali precisi. Sempre secondo alcune stime, ogni giocatore costa alla collettività più di 100 euro al mese. Ma i costi sanitari, poiché vanno di pari passo con i costi sociali, sono molto più alti, proprio perché il gioco d’azzardo colpisce non solo il singolo giocatore ma tutto il nucleo familiare.

Si deve quindi considerare anche un costo indiretto dovuto, ad esempio, al crollo della capacità lavorativa e alla chiusura delle attività economiche per i debiti da gioco

Entriamo in una zona grigia dei sistemi sanitario e sociale. Poiché il disturbo del gioco d’azzardo si associa ad altre patologie come, depressione, abuso di sostanze, disturbi di personalità, i luoghi deputati alla cura sono i Servizi pubblici per le Dipendenze (Ser.D), ma non conosciamo ancora i numeri dei trattamenti che i Ser.D rivolgono al gioco d’azzardo.  Sappiamo solo, dai dati del 2020 del Ministero della salute, che sul territorio nazionale operano 575 Ser.D e che la dotazione organica di personale dipendente risulta pari a 6.200 unità. Se associamo a questi numeri anche la carenza sul territorio dei servizi sociali di assistenza e di supporto alla famiglia, per non parlare dei servizi di prevenzione, assistiamo alla cosiddetta “tempesta perfetta”.

Una regolamentazione nazionale

Ritornando al testo appena approvato dal CdM, attuativo della legge delega della riforma fiscale n.111/2023, assistiamo a un quadro regolatorio nazionale della disciplina dei giochi online con esclusione di quelli a rete fisica e delle case da gioco per i quali resta ferma la disciplina vigente. Evidenziamo come questa esclusione già rappresenta una criticità non da poco, poiché oltre alle varie ricerche, la relazione antimafia definisce il gioco online complementare a quello fisico, in buona sostanza, non esiste una contrapposizione ma si è solo ampliata l’offerta.

Tra le principali novità c’è l’aumento del canone da versare alle casse dello Stato da parte dei concessionari, viene prevista una cifra una tantum che passa dai 250mila euro a 7 milioni di euro e un aumento del canone annuale del 3% dei ricavi netti per ogni concessionario; un rinnovo della gara del lotto che vede, anche in questo caso, un aumento dell’importo che passa da 700mila a un miliardo di euro; l’utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento per una maggiore trasparenza e tracciabilità (art.6).

L’incremento della misura dell’una tantum a carico dei concessionari, si legge nella relazione della Camera, consentirà il rilascio di circa 50 concessioni con conseguenti versamenti all’erario pari a circa 350 milioni di euro (50 per 7 milioni), di cui circa 200 milioni nell’anno 2024 all’atto dell’aggiudicazione e 150 milioni nel 2025. Per quanto riguarda il gettito derivante dall’aumento del canone di concessione, si ipotizza un introito annuo derivante da canone di concessione pari a circa 100 milioni di euro.

Si conferma che l’esercizio e la raccolta a distanza dei giochi pubblici saranno consentiti ai titolari di concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli all’esito di gara pubblica, prevedendo la durata massima della concessione di 9 anni, con esclusione del rinnovo. Sono previsti specifici requisiti e condizioni per i concessionari che partecipano alla gara pubblica e che devono valere per la durata della concessione come quelli soggettivi, professionali, tecnici e patrimoniali sino agli investimenti, al rilascio di garanzie e al versamento di cauzioni ma anche ad iniziative per contrastare il gioco patologico.

All’art. 3 del decreto, che fa riferimento ai principi ordinamentali del gioco in Italia, si stabilisce che l’esercizio del gioco pubblico individua anche i principi che regolano la tutela dei minori, cura e prevenzione delle ludopatie, il contrasto del gioco illegale, la tutela dell’affidamento nei rapporti tra Stato e concessionario, nonché l’utilizzo della pubblicità funzionale alla diffusione del gioco sicuro e responsabile.

Quanti sono i minori coinvolti nel gioco d’azzardo?

Soffermiamoci su questi aspetti fondamentali: la tutela dei minori e il contrasto alla ludopatia, ci chiediamo, quanti minori sono coinvolti nel gioco d’azzardo e in particolare sul gioco online?

Da uno studio campionario condotto nel 2022 dall’ESPAD, si rileva che il 57% degli studenti tra i 15 e i 19 anni, pari a quasi 1 milione 500mila ragazzi, afferma di aver giocato d’azzardo nella propria vita e il 51% (1 milione 300mila ragazzi) nel corso dell’anno.

Circa 67 mila studenti presentano un profilo di gioco definibile “problematico” e quasi 130mila “a rischio”. Si tratta di giovanissimi che prendono in prestito denaro o rubano pur di avere i soldi per giocare, fanno assenze a scuola, hanno difficoltà a smettere di giocare e hanno discussioni con amici e parenti a causa del gioco.

Per quanto riguarda il gioco online, una recente indagine condotta da Nomisma, rileva che nel 2023, il 37% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha giocato d’azzardo o di fortuna, favorendo il canale online, con un aumento del 18% rispetto al biennio 2021-2022.

Il 64% dei casi sceglie infatti internet per giocare e, tra questi giovanissimi, il 29% predilige le scommesse sportive. Seguono le scommesse sugli eventi (il 26%) e quelle ippiche (16%) mentre. Si registra una diminuzione di giovani giocatori di poker online (-12%). Aumenta la diffusione dell’abitudine a giocare almeno una volta a settimana, il cd. frequent user, che tra i giovanissimi registra un’impennata del 9% rispetto al 2021.

Il 46% dei ragazzi afferma di aver giocato negli ultimi 12 mesi, perché gli amici lo facevano già, mentre il 32% ha dichiarato che il gioco è un’abitudine in famiglia. Il 15% tenta invece la fortuna, perché ha bisogno di denaro e un 12% per evasione e svago.

La maggior parte dei giocatori online gioca presso la propria abitazione (60%); il 44% a casa di amici, il 25% a scuola, il 21% in luoghi pubblici chiusi, il 9% presso luoghi pubblici aperti e il 6,4% sui mezzi di trasporto.

Lo strumento maggiormente utilizzato per giocare online è lo smartphone, seguito da computer, tablet, console e televisione.

Il 60% dei giocatori utilizza un account personale; il 30% quello di un amico o di un conoscente maggiorenne; il 13% quello di un genitore e il 6,7% quello di fratelli o sorelle maggiorenni.

Rispetto all’area geografica, giocano maggiormente gli studenti del Sud del paese (36,3%) e a seguire delle Isole (29,9%) del Centro (27,3%), del Nord Ovest (25,8%) e del Nord Est (20,2%).

Il problema del gaming addiction o gaming disorder

Sempre in ambito minorile, al gioco d’azzardo on line si associa spesso anche quello del gaming. Nel 2019 l’OMS ha definito un nuovo profilo di rischio in riferimento alla questione minorile denominato la gaming addiction o gaming disorder. In sostanza, si sta verificando una convergenza tra il gioco ludico interattivo con il gioco d’azzardo tecnologico, esistono oggi ampie evidenze sul piano sanitario circa la possibilità che l’internet gaming possa evolvere nel senso di una vera e propria dipendenza fino al diffondersi di una patologia.

Il decreto, quindi, si limita a contrastare il gioco d’azzardo minorile enunciando solo il principio di tutela. Poco, molto poco a nostro parere per far uscire i giovani ragazzi dalla trappola del gioco d’azzardo online, soprattutto se la materia viene affrontata solo in termini di entrata erariale anche per il territorio e che potrebbe quindi rallentare ogni forma di contenimento anche in termini culturali. La tracciabilità (art. 7) dei flussi economici è un primo passo, ma non basta, la dimestichezza dei più giovani nell’uso del gioco online, favorita dalle carte prepagate, non garantisce l’inaccessibilità del gioco ai minori, che andrebbe perseguito attraverso una maggiore verifica dell’identità dei giocatori e della loro età, insieme alla necessità di un processo educativo e culturale sul gioco d’azzardo.

Sempre sul fronte della prevenzione e della tutela del giocatore, il provvedimento, negli articoli 14 e 15, dispone misure, anche attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale, per la promozione, la comunicazione e la diffusione di messaggi a fini esclusivamente sociali, mirati a promuovere il gioco sicuro e responsabile e a prevenire ogni modalità di gioco che possa generare disturbi patologici del comportamento o forme di ludopatia. Si istituisce, pertanto, una Consulta permanente dei giochi pubblici, con lo scopo di monitorare l’andamento delle attività di gioco, incluse quelle illecite e non autorizzate, nonché di analizzare gli effetti di queste attività sulla salute dei giocatori e di proporre al Governo misure ed interventi idonei allo scopo di contrastare lo sviluppo di ludopatia.

Si dispone l’obbligo ai concessionari di investire annualmente una somma pari allo 0,2 per cento dei loro ricavi netti, nel limite di euro 1.000.000,00 per anno, in campagne informative e iniziative di comunicazione responsabile.

Si demanda al concessionario, attraverso strumenti tecnologici e informatici le finalità a tutela e protezione del giocatore attraverso misure di limitazioni e autolimitazione al gioco in termini di tempo, spesa e perdita di denaro, basate sugli importi depositati sul conto di gioco di ciascun giocatore in un tempo predefinito, secondo i comportamenti di gioco e l’età del giocatore; la  presenza nei siti di gioco di contenuti obbligatori di informazione sul gioco problematico e sugli strumenti offerti di prevenzione e supporto.

Inoltre, sempre in tema di tutela e di contrasto al gioco patologico, viene demandato al concessionario, l’attivazione di canali di contatto (per almeno 5 giorni a settimana e per almeno 8 ore al giorno) a disposizione dei giocatori per la divulgazione del gioco responsabile, la formazione obbligatoria degli operatori dei call center di contatto con i giocatori desiderosi di assumere comportamenti di gioco responsabile; di dotarsi strumenti idonei per un maggiore controllo dei giocatori più esposti al rischio di gioco patologico.

Anche sotto l’aspetto della tutela dei giocatori, riteniamo che si faccia un passo indietro. Non si procede, come precedentemente declinato, al divieto assoluto di pubblicità per il gioco e le scommesse, ma si demanda al concessionario, anche in relazione alla formazione del personale di call center, tutta la materia di comunicazione e diffusione di un gioco responsabile, attraverso anche l’obbligatorietà del marchio del concessionario che promuove il messaggio e che eroga il gioco d’azzardo.

L’utilizzo della pubblicità del gioco pubblico, seppur funzionale ad un gioco sicuro e responsabile, è incoerente alla tutela dei soggetti più vulnerabili. Come dire, la pubblicità rientra dalla finestra affidando al concessionario la tutela e la protezione del giocatore. Praticamente, un ossimoro.

A cura del Servizio Politiche Sociali e Welfare, Sanità, Mezzogiorno, Immigrazione

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