Gianfranco De Simone è il nuovo Direttore Generale di Fon.Coop

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25.09.2024

Manager e ricercatore, esperto di education e di economia sociale: scopriamo chi guida il Fondo Interprofessionale della cooperazione

Gianfranco De Simone è da maggio 2024 il nuovo Direttore Generale di Fon.Coop, il Fondo Interprofessionale costituito dalle principali centrali cooperative – Legacoop, Confcooperative, Agci – e dai sindacati più rappresentativi: Cgil, Cisl e Uil.

Economista di formazione, De Simone ha conseguito la Laurea in Economia Politica nel 2001 presso l’Università la Sapienza di Roma, seguita da un Master in Economics presso l’Università degli Studi di Torino, con ulteriori specializzazioni presso il Trinity College di Dublino (M.Litt. in Economics) e dottorato presso il Collegio Carlo Alberto-Università di Torino.

Dopo aver ricoperto posizioni di ricerca in ambito accademico in Italia e all’estero, si è dedicato alla ricerca applicata in ambito educativo e della formazione, lavorando per 14 anni in Fondazione Agnelli come Research economist e programme manager prima e come Responsabile dell’Area Ricerche dopo. Nel 2023 ha fondato l’Evaluation Lab presso il Fondo Repubblica Digitale, l’unità di ricerca indipendente che esegue la valutazione di impatto di tutte le iniziative finanziate dal Fondo, dirigendo il team dei valutatori fino all’arrivo in Fon.Coop.

Questa è la sua prima intervista da Direttore Generale di Fon.Coop

Dottor De Simone, lei ha un curriculum di grande valore scientifico e manageriale con una vasta esperienza sia nella ricerca che nella gestione di team nel campo dell’education e della formazione. Questo è sicuramente sufficiente per spiegare l’alchimia che l’ha avvicinata a Fon.Coop, ma può dirci qualcosa di più?

C’è sicuramente una sintonia tematica. Il mondo dell’education e quello della formazione professionale sono stati finora i miei ambiti di interesse. Negli anni spesi in Fondazione Agnelli ho lavorato su questioni quali l’identificazione dei fattori che determinano le disuguaglianze nell’apprendimento o l’efficacia comparativa dei sistemi formativi anche in una logica di lifelong learning.

Ma ho lavorato a lungo anche sulla valutazione d’impatto delle politiche e dei programmi di intervento in ambito educativo e formativo. Nella recente esperienza presso il Fondo per la Repubblica Digitale mi sono dedicato alla creazione dell’unità interna di ricerca che aveva l’obiettivo di valutare, in tutte le iniziative finanziate, i risultati dei programmi di upskilling e reskilling per l’inclusione digitale e dedicati ai segmenti più fragili della forza lavoro. E quindi i giovani Neet, le donne – che troppo spesso non riescono a realizzare il proprio potenziale di carriera- o anche i disoccupati di lungo corso e i lavoratori a rischio di sostituzione per via dell’innovazione tecnologica e dell’automazione. La valutazione non è solo uno strumento della rendicontazione che ci permette di dire se cosa abbia prodotto un intervento formativo in termini di apprendimento o occupazione, è anche una lente che consente di individuare le iniziative più efficaci e scalabili che possano rappresentare opzioni disponibili per le politiche a livello nazionale.

Ma il mio è un profilo un po’ ibrido che tiene insieme le competenze di un ricercatore di tipo accademico con quelle di tipo più manageriale derivanti dagli incarichi dirigenziali e direttivi fin qui avuti.

In questa prima fase il mio ruolo in Fon.Coop richiede di far leva più su quelle che sono le mie competenze manageriali e meno su quelle di analisi e di ricerca. Il mandato che ho ricevuto dal CDA è di riorganizzarne la struttura e rafforzare il Fondo in termini di posizionamento e crescita delle adesioni. Ma, a tendere, ritengo che la crescita del Fondo sia intrinsecamente connessa a quanto saremo bravi a sfruttare il suo notevole patrimonio informativo. Dati che “arrivano” da una lunga storia di finanziamento di piani formativi in molteplici tipologie di aziende che operano in settori molto eterogenei con obiettivi e fabbisogni diversi; insomma, una ricchezza importante che può dare indicazioni per la costruzione di efficaci politiche di indirizzo per la nostra programmazione, ma anche di garantire a Fon.Coop un ruolo importante nell’ambito del dibattito sulle politiche pubbliche sulla formazione continua.

La ricerca come elemento qualificante anche per Fon.Coop?

Non solo per Fon.Coop ma per tutto il sistema dei Fondi interprofessionali. È mia opinione che i Fondi occupino posizione privilegiata per offrire spunti per la promozione di politiche attive realmente efficaci e possano giocare un ruolo molto più importante di quello svolto sinora.

Acquisendo il giusto modus operandi, i Fondi nel loro insieme possono ispirare politiche formative e del lavoro davvero evidence based, che sviluppino modelli già validati sulla base di risultati positivi opportunamente rilevati. Che poi è il modo più efficace ed efficiente per spendere i soldi pubblici.

Ci può parlare delle ultime iniziative di Fon.Coop?

Chi ci segue da vicino sa che il 2024 è stato un anno di revisione della struttura e preparazione dei nuovi strumenti per la gestione dei piani formativi. La programmazione, che ha subito un rallentamento anche in virtù di questo delicato passaggio organizzativo, è uscita in questi giorni e siamo ora in grado di presentarci alla nostra utenza con un set di Avvisi molto innovativi in una veste tutta nuova. Nell’ultimo trimestre dell’anno metteremo in campo iniziative che impiegano risorse per una dotazione totale di 12,2 milioni di euro.

Può descrivercele?

A metà ottobre usciremo con un Avviso Aziendale dedicato ai progetti di upskilling e reskilling che metterà a disposizione 4,5 milioni di euro per le imprese su tutto il territorio nazionale.

Insieme lanceremo il primo Avviso sperimentale per accedere all’offerta formativa a Catalogo attraverso voucher. È un’iniziativa del tutto nuova per Fon.Coop, garantisce massima flessibilità alle imprese e mette a disposizione risorse aggiuntive rispetto al Conto Formativo e agli altri Avvisi del Fondo di Rotazione. Ogni impresa avrà un massimale di 5.000 euro per poter acquistare voucher per i propri dipendenti. Ciò può avvenire attraverso un’unica proposta formativa, oppure cumulando più proposte fino al raggiungimento del limite di spesa consentito. Il Catalogo è molto ricco e nel corso del tempo si arricchirà ulteriormente.

Ci saranno anche quest’anno l’avviso Strategico e quello Smart?

Sì, lo Strategico sarà il terzo Avviso in uscita a novembre. Come consuetudine offrirà finanziamenti molto corposi per realizzare attività di ricerca e di formazione correlate tra loro per la crescita delle competenze e innescare un cambiamento di lungo periodo nelle imprese. L’intenzione è quella di dedicare l’Avviso Strategico allo sviluppo locale e allo sviluppo delle filiere, in sintonia con quelle che sono le direttrici emergenti nell’ambito della terza edizione del Fondo Nuove Competenze, per agire sinergicamente a favore delle imprese e dei lavoratori.

Poi avremo l’Avviso Smart che permette alle aziende di colmare dei piccoli fabbisogni formativi con una certa immediatezza e velocità.

Prevediamo inoltre, tra fine dell’anno e l’inizio del 2025, di lanciare un quinto avviso per le Neo Aderenti, per tutte le imprese che vorranno appunto aderire a Fon.Coop nell’arco dei prossimi mesi. Avrà una dotazione di 1,2 milioni di euro che avrà diversi sportelli distribuiti nell’arco dell’anno, in modo che chi aderirà a Fon.Coop avrà subito l’opportunità di accedere a risorse preziose per la formazione dei propri dipendenti.

Il Catalogo metterà a disposizione i corsi per tutti quanti gli Avvisi e il Conto Formativo?

C’è da considerare che nel Catalogo abbiamo un’offerta qualificata, validata e largamente costituita da quella che è l’offerta tipica degli enti di formazione che abitualmente lavorano con le nostre imprese aderenti.

In questa prima fase vogliamo che le risorse messe a disposizione per accedere al Catalogo siano aggiuntive e non sostitutive rispetto a quelle degli altri canali di offerta tipici del Fondo. Ciò ci consentirà di osservare le specificità della domanda da parte dell’utenza così da poter strutturare successivamente avvisi costruiti sartorialmente sui fabbisogni reali delle aderenti.

Un’ultima domanda. Lei ha una vasta esperienza nell’analisi e nell’interpretazione delle diseguaglianze in campo educativo. Il movimento cooperativo, ovvero la matrice di provenienza dei soci di Fon.Coop, propone un modello imprenditoriale vocato alla riduzione delle diseguaglianze e che ha tra i suoi pilastri l’educazione e la formazione. E tuttavia la cooperazione sta attraversando un difficile momento per la bassa per la bassa nascita di imprese cooperative. Come interpreta questo fenomeno?

Oggi nascono meno imprese cooperative, ma continuano a nascere imprese che comunque si ispirano a un complesso valoriale molto affine a quello del mondo cooperativo. Assumono un’altra forma, possono essere enti del terzo settore, imprese sociali, imprese benefit.

Andando a indagare i sistemi valoriali che ispirano quelle iniziative imprenditoriali si trovano molti punti di contatto con quelli del mondo cooperativo.

L’esigenza di pensare a un altro modo di fare impresa e di fare economia esiste è insopprimibile, anche perché il mondo continua a produrre disuguaglianze; motivi di tensione sociale esistono e c’è un numero considerevole di persone che prova a creare ricchezza a partire dalle persone e per le persone.

Sarei quindi molto cauto nel leggere il fenomeno, anche perché la scelta del modello organizzativo, se non è un problema valoriale, può essere funzione, ad esempio, di fattori contingenti come il quadro legislativo o la fiscalità. E chiunque abbia intenzione di avviare un’attività imprenditoriale esamina anche questi aspetti per prendere una decisione su come strutturarsi.

E poi c’è un altro elemento che ritengo più di tipo conoscitivo: quanto è diffusa la cultura cooperativa al di là dei suoi abiti di elezione? Tutti sanno cosa voglia dire creare una cooperativa, dove il lavoratore viene responsabilizzato a un altro livello che non è quello del semplice prestatore d’opera? Essere un socio significa avere la possibilità di incidere maggiormente nelle decisioni aziendali, ma ciò richiede un impegno diverso oltre che competenze aggiuntive.

Ecco, siamo sicuri che è il modello cooperativo sia effettivamente noto alle nuove generazioni di imprenditori e imprenditrici? In alcuni territori, in alcuni ambiti settori economici non ho dubbi che sia così, ma forse non è così dappertutto.

Se esiste in natura l’istinto a cooperare, non possiamo dare altrettanto per scontata la cultura dell’impresa cooperativa. Dunque è necessario coltivarla, nel senso che la si deve proporre ogni volta che si parla di imprenditorialità, anche nei percorsi di formazione iniziale (dalla scuola all’università).

Stimolare l’imprenditorialità è sempre una cosa positiva per un Paese. Far capire che si può fare impresa in modi diversi, secondo me è utile perché consente alle persone di trovare il modo più adatto per mettersi in gioco. Ed è anche nell’eterogeneità delle forme di impresa che spesso nasce la ricchezza utile al sistema economico e sociale del Paese.

Per saperne di più sulla Programmazione 2024 degli Avvisi di Fon.Coop:

Il comunicato sulla Programmazione

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