Direttiva UE: raggiunto accordo su salario minimo, cosa prevede il testo
08.06.2022
Il Trilogo tra Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo ha annunciato che è stato raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di direttiva su “un equo salario minimo”.
La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha così commentato l’evento: “Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi”.
Il testo della proposta, infatti, riflette un delicato equilibrio giuridico e politico-sindacale. È chiaro che l’Unione europea non introdurrà un salario minimo uguale in tutti Paesi e non interverrà nel processo decisionale nazionale. Nonostante i riferimenti al salario minimo, la direttiva impone come obiettivo principale l’aumento della copertura della contrattazione collettiva, dal momento che, nei Paesi in cui questa è maggiore, tende a esserci una quota inferiore di lavoratori a basso reddito. In particolare, si richiede agli Stati membri con una copertura inferiore all’80% di raggiungere quella soglia.
Durante la conferenza stampa, tenuta dopo l’annuncio dell’avvenuto accordo, anche il Commissario Ue al Lavoro Nicola Schmit è intervenuto: “In Italia è in corso un dibattito molto forte e ampio su come rafforzare un sistema di contrattazione collettiva ed eventualmente introdurre un salario minimo per legge. Non imporremo un salario minimo politicamente, non è questo il problema. E penso che questo strumento sia un contributo a questo dibattito”.
Successivamente ha aggiunto: “Sono molto fiducioso che alla fine il Governo italiano e le parti sociali italiane raggiungeranno un buon accordo per rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto per coloro che non sono molto ben protetti, e alla fine arriveranno alla conclusione che potrebbe essere importante”.
Il testo sembra essere completo e la nuova direttiva potrebbe ottenere l’approvazione già entro fine giugno.
ITALIA E SALARIO MINIMO: LA POSIZIONE DELLA UIL
La direttiva ha il compito di sostenere l’aumento dei salari di molte lavoratrici e molti lavoratori; di aiutare gli Stati a combattere il dumping salariale tra i Paesi dell’Unione Europea; di contrastare la delocalizzazione selvaggia, e di rafforzare i relativi sistemi di contrattazione collettiva. Essendo queste le problematiche che si vogliono affrontare, il Sindacato può solo che condividerne gli obiettivi. Aumentare i salari e combattere il lavoro povero non solo per noi, non solo delle scelte politiche. Ma alcuni degli elementi chiave della nostra azione sindacale per dare dignità al lavoro e favorire la crescita economica. Riteniamo tutte queste finalità possibili solo potenziando il sistema della contrattazione collettiva e le relative tutele sia economiche che normative.
L’Italia è tra i sei Paesi dell’Unione Europea (Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia) in cui non è prevista una regolamentazione in merito al salario minimo legale; a tal proposito è aperto il confronto tra le parti sociali e il Governo.
A seguito dell’annuncio inerente alla nuova direttiva, anche Il Segretario Generale della UIL, Pierpaolo Bombardieri ha chiarito: “L’intesa raggiunta sul salario minimo è un fatto molto positivo, perché definisce uno strumento ulteriore di contrasto al lavoro nero o sottopagato. La direttiva indica che ciò può avvenire anche attraverso la promozione e il rafforzamento della contrattazione collettiva. Questa è la strada che abbiamo indicato e che condividiamo”.
Il leader della UIL ha inoltre aggiunto: “Ora, per ridare potere d’acquisto a lavoratori e pensionati si passi subito al rinnovo dei contratti scaduti. Oltreché alla riduzione del cuneo fiscale e delle tasse per dipendenti e pensionati”.
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