Giornata Internazionale della Democrazia: un bene prezioso

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15.09.2022

La democrazia è un bene prezioso

Non di rado può capitare di confondere i termini di libertà e democrazia. Infatti, questi vengono spesso assunti come sinonimi, pur se non lo sono. Ciò dimostra come anche nel sentire comune, la democrazia sia considerata un elemento fondamentale per vivere in maniera libera. Accanto, quindi, ad un discorso di carattere prescrittivo su ciò che è democrazia è evidente che c’è il lato descrittivo della stessa, di carattere più «ideale» ed altrettanto indispensabile alla sua vita, che va oltre la definizione normativa del fenomeno.

Bobbio affermava che la democrazia è quella forma di governo che più tende ad attenuare le disuguaglianze tra gli uomini.

Ed anche di questo, storicamente, noi abbiamo avuto contezza nei decenni che ci separano dall’esperienza totalitaria del fascismo. Infatti, solo in un contesto in cui la maggioranza – eletta democraticamente – rispetta il diritto delle minoranze (che un giorno potranno legittimamente aspirare a diventare a loro volta maggioranza), dove esiste la divisione dei poteri e la creazione di un sistema di controllo e limitazione del potere stesso, il suffragio universale, l’eguaglianza e la libertà di voto e dove le decisioni vengono prese almeno a maggioranza, si creano le condizioni per cui un governo non sia dispotico e opprimente, con un conseguenziale sviluppo civile e sociale.

In Italia, e in tutto l’Occidente, si parla più propriamente di liberaldemocrazie. Lo stato liberale – sempre secondo Bobbio – è il presupposto non solo storico ma giuridico dello stato democratico. «Stato liberale e stato democratico – affermava il filosofo liberalsocialista – sono interdipendenti […] occorrono certe libertà per l’esercizio corretto del potere democratico, e nella direzione opposta […], nel senso che occorre il potere democratico per garantire l’esistenza e la persistenza delle libertà fondamentali».

Dal 2007, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di istituire la “Giornata Internazionale della democrazia”, da celebrarsi ogni 15 settembre. È un modo per ribadire non solo l’importanza della democrazia in sé, ma anche per promuoverla sempre di più in un mondo in cui non solo gli stati non sono sempre democratici, ma delle volte la qualità della democrazia è molto scarsa.

Vi è un legame stretto tra democrazia e diritti umani sancito proprio all’articolo 21 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, in cui si afferma che «la volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione».

Sappiamo, però, non tutto il mondo è democratico. E non tutte le democrazie hanno la stessa qualità. Dal 2006, e con cadenza annuale, viene stilato un rapporto dall’Economist (il Democracy Index) che fornisce un’istantanea dello stato della democrazia in 165 stati indipendenti e due territori. L’indice viene stilato in base alla qualità di cinque categorie che fungono da parametro: processo elettorale e pluralismo, funzionamento del governo, partecipazione politica, cultura politica e libertà civili. Sulla base dei punteggi stilati, ogni paese è classificato come democrazia piena, democrazia imperfetta, regime ibrido e regime autoritario.

Secondo lo studio riferito al 2021, anno caratterizzato dalla pandemia, la tendenza riscontrata è negativa: ovvero, la qualità delle democrazie, nella sua globalità, cala e su 167 Paesi solo 74 (il 44,3%) sono considerati delle democrazie. Il numero delle democrazie “piene” è sceso a 21 (erano 23 l’anno precedente). Il numero delle democrazie imperfette è salito a 53 (erano 52, e in queste c’è anche l’Italia). Dei restanti 93 paesi, 59 sono regimi autoritari (+ 2) e 34 vengono considerati regimi ibridi.

La Giornata internazionale della democrazia assume ancora più importanza proprio in riferimento ad un evidente dato: la democrazia non è mai – e forse mai lo sarà – un fatto compiuto una volta per sempre. La sua acquisizione, che oggi a molti di noi può sembrare scontata, nei fatti non lo è. Essa è un fenomeno sostanzialmente giovane e che va preservato, puntellato e fatto avanzare attraverso la consapevolezza di una società civile sempre più matura, di istituzioni stabili perché virtuose e di corpi intermedi pluralisti e trasparenti. Tra questi, ovviamente, funzione fondamentale la svolge da sempre il sindacato, pilastro per la salvaguardia e il progresso sociale del mondo del lavoro.

La nostra, e non è male ricordarlo, è una repubblica democratica fondata sul lavoro.

Si tratta dell’assunto di base dell’articolo 1 della nostra Costituzione, secondo il quale la democrazia e il lavoro sono i valori che fondano il modello statuale che la Costituzione stessa definisce. Sminuirne uno significa impoverire anche l’altro. Valorizzarli, invece, è da sempre la chiave del progresso civile di un paese.

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