Corre l’inflazione. Mai così alta da 26 anni.

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02.02.2022

Un rialzo così evidente dei prezzi non si vedeva da 26 anni. Il carrello della spesa e le prime bollette del periodo “crisi energetica” ci hanno già dato un assaggio istintivo di quello che, oggi, ha certificato l’Istat. L’inflazione corre al rialzo. I prezzi al consumo hanno registrato un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua.

Mai così, dall’aprile del 1996.

A trainare la fiammata dei prezzi, sicuramente è l’aumento dei prezzi del carburante e delle materie prime come gas ed energia elettrica. La crisi energetica ha avviato un processo economico che si è inevitabilmente riversato sui beni di consumo. L’Istat ricorda che i beni energetici regolamentati sono aumentati, in un solo anno, del 38,6%.

C’è il timore per l’impatto che si potrebbe avere sull’economia: il Pil ha mostrato un grande sprint, crescendo in modo concreto, come non si vedeva da anni. Tuttavia, questa fiammata dei prezzi dei beni di consumo potrebbe spegnere gli entusiasmi, con evidenti conseguenze. La reazione delle famiglie, infatti, non potrà essere che la riduzione della spesa, rinnovando una spirale da cui è necessario venir fuori. Non bisogna mai perdere di vista, infatti, che se l’export mantiene un trend rilevante nel Paese, la maggioranza delle aziende produce per il mercato interno.

L’inflazione, che altro non è che un aumento generalizzato dei prezzi, ha come conseguenza diretta il calo del potere d’acquisto. Fortissimi i rischi per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti con redditi medio – bassi (abbiamo già parlato qui dei working poor) ma anche per chi vive già in una condizione di sofferenza economica, in povertà o alle soglie della povertà. Le preoccupazioni, espresse anche dallo stesso Istituto di Statistica, infatti, sono indirizzate proprio verso le fasce più deboli e fragili del tessuto sociale.

Il rialzo dei prezzi, quindi, potrà mettere in moto conseguenze non solo economiche ma anche sociali. Aumentando sempre più la forbice tra ricchi e poveri. E le diseguaglianze sociali non potranno che diventare sempre più consistenti.

Il Segretario generale Uil, Bombardieri, ha ricordato che la riduzione del potere d’acquisto dei salari, in Italia, è già in moto da due anni. “È evidente – ha commentato Bombardieri – che di questi incrementi inflativi si dovrà tenere conto a livello contrattuale: è un cambiamento che non potrà essere ignorato in occasione dei rinnovi dei contratti di categoria.”

È una situazione che non riguarda solo l’Italia e la Bce segue attentamente le evoluzioni, rapide, della situazione. Tuttavia, l’approccio generale resta quello di considerare il fenomeno transitorio. Il fatto è, però, che a gennaio, nell’Eurozona, l’inflazione è aumentata del 5,1%. Ben oltre le previsioni.

Gli scenari cambiano rapidamente in un contesto in cui i vari Paesi europei, inclusa l’Italia, sono al lavoro per spendere le risorse del Next Generation Eu. Ecco perché i sindacati europei spingono per soluzioni lungimiranti. La Uil, lo ricordiamo, è in prima linea per “dire No!” al patto di stabilità: servono politiche di espansione e respiro economico. Altrimenti ci si avviterà sugli stessi errori di sempre che non hanno generato altro che disparità, diseguaglianze e sofferenza sociale.

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Redazione

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