“Bocca di Rosa”: un omaggio al sacrificio delle prostitute della Repubblica di Genova

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16.04.2023

Tra il 1300 e il 1400 Genova diventò grande grazie alle tasse ricavate dal lavoro delle “Bocca di Rosa”.

Tuttavia, la storia – come ben sappiamo – non è mai stata né gentile né romantica perché le gabelle furono utilizzate per ingrandire il porto, con moli e tutto il necessario per incrementare i traffici. 

Eppure, il grande contributo delle prostitute venne “ricompensato” con il divieto di avvicinarsi allo scalo per non disturbare camalli e marinai. 

Oggi Genova vuole rimediare allo sfruttamento e rendere omaggio alle donne che, probabilmente prime in Europa, si tassarono per amore della propria città o, meglio, per tassativa imposizione della Repubblica di Genova, che prendeva e pretendeva, guarda un po’, proprio dalle donne.

Genova Meravigliosa

I secoli passano, il porto resta e si ingrandisce, il traffico ribolle, le strade di “Genova Meravigliosa” sono piene di buche e i cantieri a singhiozzo rendono la città un percorso ad ostacoli. 

A crescere è anche la prostituzione con il suo corollario di agghiacciante sfruttamento, ma attenzione c’è una grande novità nell’aria: la Superba intende porre rimedio alle sue vecchie trovate con una bella targa commemorativa per le amiche Bocca di Rosa.

Loro, fino a questo momento eroine sconosciute, grazie a quei cinque soldi al giorno, “sporchi, maledetti e subito”, avranno a breve il loro momento di gloria. Dopo secoli verranno finalmente simbolicamente risarcite.

A raccontarlo alla città è il presidente del municipio Centro Est Andrea Carratù, che ritiene che quel contributo fu essenziale per la crescita e lo sviluppo del porto di Genova.

Bocca di Rosa di Fabrizio De Andrè

La storia però è nota in città: nel suo brano A Dumenega, del mitico album Creuza de ma, Fabrizio De Andrè già citava questo curioso aneddoto.

Già sottolineava anche l’ipocrisia del direttore del porto, il quale si trincerava dietro una maschera di pudore alla vista delle prostitute, nascondendo però che i suoi stessi finanziamenti derivavano in buona parte dagli introiti di coloro che “si guadagnavano il pane da nude”.

In realtà la stessa idea di ricordare le prostitute della Repubblica di Genova è nata nel 2017 grazie a un’associazione della città vecchia, la Fondazione Amon, che è stata sostenuta nella sua battaglia dalle Comunità San Benedetto e Princesa. 

Dalle associazioni giustizia per le donne di strada

Per le associazioni dare un riconoscimento alle donne di strada è un’iniziativa culturale per rimediare a una vera e propria ingiustizia. Un simbolo.

Infatti, anche se i moli della città erano stati costruiti con il lavoro delle donne che si prostituivano, proprio a loro era vietato avvicinarsi all’area del porto per non distrarre coloro che lavoravano assiduamente e non volevano essere – per carità- distratti. Roba da matti. 

Tanto che ancora oggi in dialetto genovese per indicare un evento impossibile si dice “A l’è cheita ‘na bagascia in maa senza bagnase” (è caduta una bagascia in mare senza bagnarsi). Eh, come avrebbero potuto bagnarsi: le prostitute non si potevano avvicinare al porto!

Come sarebbe stato bello organizzare allora lo sciopero delle prostitute, quanta soddisfazione avrebbe dato alla redattrice dell’articolo e alle tante femministe su piazza.

Dove verrà posizionata la targa?

È stato anche indicato il luogo dove potrebbe essere collocata la targa della memoria. Si tratterebbe della zona di Sottoripa, dietro Palazzo San Giorgio, luogo simbolo del grande potere portuale. 

Oggi, secoli dopo, tutti sappiamo chi ha consentito alla Superba di diventare una potenza dei mari e, certamente, l’episodio rappresenta una curiosità per i tanti turisti che potranno trovare ancora il fascino della trasgressione nei vicoli della città vecchia. 

Tuttavia, questa storia oggi più che mai rischia di offrire un pericolosissimo spunto su una questione mai sopita: l’opportunità di riconoscere e tassare il lavoro delle prostitute. 

A chi scrive non sembra affatto il caso di tornare al Medioevo per costruire, ad esempio, la nuova diga foranea con una tassa che rapina le donne grazie alla riabilitazione della prostituzione.

Si scherza, eh! E voi, che cosa ne pensate? 

Giada Campus, ufficio stampa Uil Liguria

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