Stipendi negli annunci: l’UE detta legge.
13.09.2023
Hard e soft skill, ma lo stipendio?
Competenze tecniche, qualche anno di esperienza e le care soft skills che non fanno mai male. Negli annunci di lavoro, quello che chiedono le aziende è sempre chiaro. Quanto pagano meno. Sebbene lo stipendio sia una variabile fondamentale per valutare un’offerta di lavoro, negli annunci non compare quasi mai. Le prove arrivano da un’indagine di Reverse, un’azienda internazionale specializzata in risorse umane che ha analizzato 200 offerte su Linkedin, 50 per ognuno dei 4 stati considerati. E i risultati sono interessanti. In Italia, solo il 4% delle offerte di lavoro esplicita lo stipendio. Stessa percentuale per la Spagna, mentre in Francia si raggiunge un timido 6% e in Germania in nessun annuncio campionato era indicata la retribuzione prevista. Escludendo quelle junior, la ricerca si è concentrata sulla selezione di figure di medio livello che, a maggior ragione, dovrebbero essere interessate a salari adeguati al proprio expertise.
La direttiva europea sulla trasparenza salariale
Ad ogni modo, il mistero sulle RAL potrebbe avere i giorni contati. O meglio, gli anni. La direttiva Europea sulla trasparenza salariale (970/2023), adottata lo scorso 30 Marzo, cambierà le carte in tavola. Nata con l’obiettivo di colmare il gender pay gap, avrà importanti ripercussioni anche sugli annunci di lavoro. Per la precisione, all’art. 5 stabilisce l’obbligo per le aziende di «individuare il livello retributivo iniziale o la relativa fascia da corrispondere al lavoratore per una specifica posizione o mansione». La norma stabilisce anche i relativi tempi di informazione.
Infatti, il candidato o la candidata dovrà venire a conoscenza della fascia di retribuzione già nell’annuncio stesso o, al più tardi, durante il primo colloquio, «senza che sia il candidato a richiederlo». In più, al datore di lavoro è imposto il divieto di chiedere informazioni sulle retribuzioni percepite negli attuali o nei precedenti rapporti di lavorativi. Infine, nei contenziosi legali, l’onere della prova passerà dal dipendente al datore di lavoro. Di conseguenza, se un lavoratore o una lavoratrice ritiene non sia stato applicato il principio di parità di retribuzione, sarà l’azienda a dover dimostrare che non c’è stata alcuna discriminazione.
L’esempio negli States.
I singoli Stati Membri dovranno ricevere, e quindi applicare, la direttiva entro giugno 2026. Reclutare nuove risorse senza trasparenza sui salari offerti è una frustrante consuetudine che potrebbe finalmente avere una fine. Negli USA è già accaduto da tempo. A dare l’esempio sono state grandi aziende come Alphabet e Ibm. Poi, nel 2022, Colorado e New York sono diventati i primi due stati americani a prevedere formalmente l’obbligo per i datori di segnalare gli stipendi negli annunci di lavoro. In più, secondo il New York Times, potrebbero presto aggiungersi alla lista California e lo Stato di Washington. Ma ora, grazie alla direttiva sulla trasparenza salariale, l’Europa si sta finalmente accodando, Italia compresa. Puntando a un mondo del lavoro più equo tra uomini e donne, otterremo il beneficio indiretto di selezioni più umane.
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L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri

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