UN MILIONE DI NUOVI POVERI. E SI CONTINUA A DIRE CHE VA TUTTO BENE

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12.12.2021

Sono un milione i nuovi poveri, secondo la Comunità di Sant’Egidio, che pochi giorni fa ha fatto il punto sulle condizioni e le situazioni effettive di vita di chi vive una realtà di stenti e povertà assoluta.
In totale, le famiglie in estrema difficoltà, sono due milioni, per un totale di 5,5 milioni di persone.
Numeri enormi che non possono non generare un allarme sociale vero, tanto più adesso che gli equilibri economici e sociali sono difficilissimi per chi non è riuscito a tenere le redini della propria vita.

Le bollette stanno aumentando significativamente, cosi come il complessivo costo della vita. Il Covid ha impattato pesantemente sul lavoro e la coda lunga delle conseguenze per chi è in situazioni di difficoltà occupazionale è ancora seriamente attiva. Basti pensare alle lunghe spirali di precariato che si innestano e finiscono per colpire a oltranza chi è più fragile: chi ha meno competenze, età più avanzate, nessuna o poca specializzazione, una formazione discontinua.
Si finisce a non riuscire a fare la spesa, a non poter acquistare abiti per i propri figli o, anche, a dormire in strada, o nelle auto. Le notizie di difficoltà e le richieste di aiuto si rincorrono quotidianamente sui vari social di quartiere.
Le Parrocchie lavorano alacremente per garantire un minimo di aiuto o sostegno.
Del resto, come ha sottolineato la Comunità di Sant’Egidio, il Covid ha generato un milione di poveri in più. In soli due anni. Non è un dato irrisorio. È un numero pesante come un macigno che rappresenta, insieme, una realtà complessa che chiede risposte urgenti e immediate, e un pericoloso sotteso. Basta poco per sovvertire le sorti di una famiglia che vive di lavoro, con redditi medio bassi e minori a cui garantire il futuro.
Lo abbiamo visto, lo sappiamo. Lasciare che sia quel che sia, in un contesto così segnato da evidenti segni di squilibrio economico, è irresponsabile per un sindacato.
Il precariato estremo, l’aumento dell’inflazione,  il carobollette. Sono solo alcuni fattori che messi insieme sono un detonatore per le situazioni già difficili.

E’ necessaria una grande opera di redistribuzione della ricchezza e la manovra finanzia non va pienamente in questa direzione.

La rete del volontariato si muove a grandi passi tentando di riuscire a garantire pasti caldi, abitazioni, cure mediche e personali, reinserimento sociale.
Fioccano pregevoli iniziative che portano risultati importanti, come ad esempio il cohousing, a Roma sono 43, che aiutano i senza fissa dimora o chi non ha più un tetto sulla testa.
Il punto è che, lo abbiamo ricordato anche qui, il volontariato è essenziale ma non sufficiente. E non può sostituirsi alle Istituzioni, né realizzare gli investimenti necessari per arginare, contrastare e combattere la povertà.
Per questo c’è bisogno che chi Governa presti attenzione a tutte le maglie del tessuto sociale.

Lo sciopero generale del prossimo 16 dicembre, da molti, è additato come una follia, un atto irresponsabile, incomprensibile e così via.
Stupisce, in tal senso, che tra i grandi illuminati del nostro tempo, non siano molti ad avere il coraggio di dire ad alta voce che non va tutto bene. UIL e CGIL hanno scelto di farlo. Con coscienza e responsabilità, nonostante le difficoltà del periodo. Perché non va tutto bene.

 

Parliamone insieme nella Community di TERZO MILLENNIO!

 

Redazione

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